L’Italia è un paese unico per ricchezze naturali, artistiche e culturali. In una lingua di terra così esigua si concentra la più alta presenza di siti UNESCO al mondo. Dopo di noi la Cina. Ma la Cina è un continente, vi rendete conto? Siamo il Paese delle meraviglie, come ha ben sottolineato ultimamente Alberto Angela. Siamo un Paese che non finisce mai di stupire e che noi Italiani dovremmo ricominciare a scoprire.
A dispetto dei siti storico-artistici e delle città più note, in cui il turismo a volte porta a una presenza di visitatori addirittura più alta degli abitanti residenti, esistono però, in questo piccolo paese delle meraviglie, luoghi del tutto inesplorati, poco valorizzati, di cui a volte gli stessi abitanti ignorano le potenzialità.
Con lo scopo di riportare al centro dell’attenzione gli abitanti, le loro tradizioni e la loro memoria storica, insieme all’immenso patrimonio culturale e paesaggistico di cui disponiamo, in Italia, già dal 1995, hanno iniziato a nascere i cosiddetti ecomusei, una rete capillare che copre gran parte del nostro territorio e che ha avuto la sua prima scintilla nella città di Torino.
Cos’é un EcoMuseo
Il termine ecomuseo indica un territorio caratterizzato da ambienti di vita tradizionali, in cui il patrimonio naturalistico e storico-artistico sia particolarmente rilevante e degno di tutela e valorizzazione. L’ecomuseo è una concezione alternativa a quella del museo tradizionale, incentrata sull’idea di superare il concetto di museo-contenitore di oggetti. E infatti, un ecomuseo non è circondato da mura o limitato in altro modo, ma si propone come un’opportunità di scoprire e promuovere una zona di particolare interesse per mezzo di percorsi predisposti, di attività didattiche e di ricerca, avvalendosi del coinvolgimento in prima persona della popolazione e delle istituzioni culturali. Infine, si può dichiarare che il museo diffuso appartiene alla comunità, che è essa stessa l’ecomuseo.
Cito dal Manifesto degli Ecomusei Italiani:
Gli ecomusei si configurano come processi partecipati di riconoscimento, cura e gestione del patrimonio culturale locale al fine di favorire uno sviluppo sociale, ambientale ed economico sostenibile. […] L’ecomuseo vive a prescindere dalle collezioni, esiste perché lavora partendo dalla centralità di un patrimonio speciale, LE PERSONE, stimolando la loro sensibilità e motivandone i propositi.
Se il turismo, in Paese come l’Italia, è la prima fonte di reddito per molti comuni, l’esperienza dell’ecomuseo dimostra che è possibile fare in modo che questo sia concepito sempre più come risorsa per la tutela, non solo del patrimonio naturale e artistico, ma anche e soprattutto culturale. Una risorsa che coinvolga i cittadini in prima persona, che preservi la memoria e le tradizioni, che sia fonte di reddito ma anche motivo d’orgoglio.
Ecomuseums DROP Platform
Con questo stesso intento, sono tanti gli ecomusei che sono sorti, nel corso degli ultimi decenni nel mondo. La piattaforma DROPS cerca di riunirli e collegarli, con lo scopo di mettere in relazione e in contatto tutte le associazioni che lavorano nell’ambito del patrimonio e del paesaggio. Perché DROPS? Perché la piattaforma è come un insieme di gocce d’acqua che possono diventare fiumi, e attraverso questi fiumi arrivare al mare per connettersi con tutto il mondo.
Gli Ecomusei in Italia
In Italia esistono oggi un centinaio di realtà definibili come ecomusei e pienamente operative, distribuite in quasi tutte le regioni. A oggi dodici sono le regioni o province autonome nelle quali esiste una normativa specifica sugli ecomusei: Piemonte (1995), Trento (2000), Friuli Venezia Giulia (2006), Sardegna (2006), Lombardia (2007), Umbria (2007), Molise (2008), Toscana (2010), Puglia (2011) Veneto (2012), Calabria (2012) e Sicilia (2014).
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