Sta per finire aprile mentre siamo in macchina, diretti verso Celano. I paesaggi innevati d’Abruzzo cedono il passo al verde fulgido di primavera. I prati si tingono del colore dei fiori viola dello zafferano mentre i boschi, rigogliosi, si stagliano ai piedi delle montagne, ancora puntellate del bianco slavato della neve che va sciogliendosi.
Attraversiamo l’Altopiano delle Rocche, nel Parco Sirente Velino, e scendiamo, superato il paese di Ovindoli, percorrendo tornanti stretti e dalla curvatura pronunciata. Gli alberi sempre verdi, che rendono il bosco fitto, cominciano a diradarsi e da lontano intravedo la piana del Fucino ai nostri piedi.
È una grande distesa piatta, gremita di appezzamenti multicolore e capannoni adibiti all’agricoltura. L’immagine rompe l’idillio in cui il bosco ci aveva calati, la natura lascia il posto alla civiltà. Ancora un tornante e poi, d’improvviso, eccolo lì: il castello di Celano.
Il Castello Piccolomini di Celano
Il Castello Piccolomini, a differenza di molti dei tanti castelli che popolano l’Abruzzo, è completamente intatto e non si può fare a meno di rimanere incantati dalla sua imponenza: la forma è monolitica, spigolosa, composta da linee rette che non lasciano spazio alla morbidezza. Il blocco centrale ha pianta quadrata ed è affiancato da magnifiche torri merlate, una per punto cardinale. È allo stesso tempo severo ma dolce, austero eppure decisamente raffinato.
La Marsica, la zona d’Abruzzo in cui ci troviamo, è una terra antica, abitata fin dal paleolitico. Celano è una grande cittadina che, come ho detto, si affaccia sulla fertile piana del Fucino. Un tempo, questa grande distesa di terra ospitava un lago “talmente grande da avere l’aspetto di un mare”. Così scriveva il geografo greco Strabone che ci segnala anche come le acque fossero paludose e soggette a pericolose piene. L’opera di prosciugamento, iniziata al tempo di Cesare, venne portata a termine solo alla fine dell’Ottocento grazie all’opera del banchiere romano Alessandro Torlonia.
Cenni storici e architettura mista
Ma facciamo un passo indietro. Quando ancora il lago occupava la valle e a Celano si praticava prevalentemente l’attività ittica, la cittadina marsicana era un’importante contea che si sviluppò in modo autonomo a cominciare dall’XI secolo.
Risale ai primi del ‘200 la posa della prima pietra del castello che dichiara la sua origine medievale grazie alla raffinata merlatura dei torrioni e alla già citata compattezza monolitica, elementi in felice contrasto con la dimensione leggera ed elegante degli interni che, invece, sono più vicini all’epoca Rinascimentale in cui venne finalmente portato a termine.
Ne abbiamo subito conferma entrando nel cortile centrale: l’ordine inferiore è costituito da tipiche arcate gotiche a cui si sovrappone un bel loggiato sorretto da agili colonne bianche, in puro stile rinascimentale. Al centro l’antico pozzo, dentro cui veniva raccolta la riserva d’acqua del palazzo.
Salendo al piano superiore l’aspettativa è alta. Purtroppo gli interni, comunque esaltati dalle opere del museo d’arte sacra che qui viene ospitato, risultano piuttosto scarni. I bellissimi affreschi di cui si parla in numerosi testi antichi, sono infatti andati perduti nel crollo che interessò la struttura nel grande terremoto del 1915. Una tragedia immane che colpì la piana del Fucino facendo circa 30mila morti.
Il restauro del Castello Piccolomini è stato portato a termine solo nel secondo dopoguerra.
La collezione del museo d’Arte Sacra della Marsica
Il Museo d’arte sacra della Marsica è ospitato in 9 sale all’interno del castello Piccolomini, un vero e proprio viaggio nella storia e nella cultura marsicana. Al piano terra, superato il bel cortile, si accede alla sala che custodisce la sezione dedicata ai reperti archeologici e, a sinistra del pozzo, alle prigioni. Dal dicembre 2014 il castello e il museo sono in gestione al Polo museale d’Abruzzo.
Le tappe del percorso museale
La visita al museo d’arte sacra della Marsica si snoda attraverso le sale che occupano tutto il primo piano del castello ed è suddivisa in 4 tappe:
- pittura
- scultura
- oreficeria
- paramenti sacri
Se la sala dedicata agli affreschi introduce, con le sue raffigurazioni di nobili, santi e madonne, nel clima culturale tipico del tempo a cui risale la fondazione del castello, con la sezione dedicata alla scultura e ai reperti lapidei si fa un ulteriore salto indietro, nel medioevo fantastico e ricco e di figure mitologiche e mostruose, evocato dai rilievi provenienti da Alba Fucens.
Ma la sezione più affascinante e prestigiosa è sicuramente quella dedicata alle sculture lignee. Questa arte, fiorita in terra d’Abruzzo, ci ha lasciato esempi mirabili della bravura e della raffinatezza con cui si riusciva a lavorare il legno in questi luoghi, del resto estremamente ricchi di boschi. Capisaldi di eccezionale rarità sono le due imponenti porte intagliate appartenute alle chiese di San Pietro D’Abe, ad Alba Fucens, e di Santa Maria in Cellis a Carsoli. Non sono da meno le numerose statue dedicate a santi, monaci e Madonne con bambino. Da ognuna di queste opere emerge, attraverso la cura e la delicatezza del dettaglio, l’incredibile vocazione narrativa degli artisti abruzzesi, capaci di arrivare a soluzioni iconografiche talvolta eccentriche e quasi caricaturali.
Questa maestria si riflette anche nella realizzazione di miniature o, in modo particolare, nella lavorazione dei metalli nobili. La sezione dedicata all’oreficeria, soprattutto, è rappresentata con esempi di eccezionale valore, dai capolavori realizzati con orgoglio dalle storiche botteghe di Sulmona e de L’Aquila. Opere magistrali quali la stauroteca in argento, metallo dorato e pietre dure proveniente dalla chiesa di San Nicola di Alba Fucens, o come la croce degli Orsini datata 1334, sono custodite insieme a pregevoli oggetti in oro, argento e smalti.
Ulteriori Informazioni
Museo Nazionale della Marsica
Città: Celano
Indirizzo: Largo Cavalieri di Vittoria Veneto
Provincia: AQ
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